Governare l’ingovernabilità

Ebbene sì: l’era dell’ingovernabilità travolge anche la Germania e la leadership pluridecennale di Angela Merkel. Questo è il responso delle trattative sulla possibile coalizione “Giamaica”, fallite dopo 56 giorni di incontri e tentativi.

Troppe le differenze politiche tra Cdu-Csu e i liberali di Lindner. Dopo il travagliato iter che ha portato in Spagna l’attuale premier Rajoy nuovamente alla guida del Paese (si ricordino le drammatiche elezioni ravvicinate tra 2015 e 2016), ecco un nuovo atto di incertezza politica europea, senza dimenticare il passaggio di Brexit e lo stallo italiano del 2013.

La lezione tedesca offre uno spunto cardine: senza governi di larga coalizione difficilmente si giunge alla guida di un Paese. Al netto di quali siano le (molteplici) cause,  questo è quanto accade nella Germania ‘traino’ europeo, dopo le elezioni del 24 settembre. Accadrà probabilmente nel 2018 anche in Italia, con elezioni che presumibilmente si terranno a marzo.

Il capo di Stato tedesco Steinmeier si è già tuttavia detto contrario ad un ritorno alle urne, richiamando i partiti della politica tedesca alla responsabilità. Una parola di cui forse sentiremo abusare nei prossimi mesi a venire, quando lo spettro dell’ingovernabilità riguarderà anche il nostro Paese, salvo novità clamorose.

L’appello di Steinmeier riporterà la Germania alla cosiddetta ‘Grosse Koalition?’ A quanto pare, non sembrano esserci le condizioni. I socialdemocratici e Schulz hanno di fatto già rivendicato per i cittadini il diritto al (ritorno al) voto dopo il fallimento dei negoziati per la formazione di un governo. Fallimento che si traduce nel flop e contestuale indebolimento di Angela Merkel dopo anni di incontrastato dominio.

Il voto tedesco porterà se non altro a futuri proclami elettorali nel Belpaese, tesi all’invocazione del notorio voto utile. E’ auspicabile che su questo anche la Sinistra si impegni ad una riflessione a tutto campo, che prescinda dalle antipatie nei confronti della figura di Matteo Renzi. Si può discutere della leadership, dell’opportunità di passare da primarie di coalizione, ma bisognerebbe pensare in primis alla governabilità del Paese, già compromessa da una legge elettorale di compromesso e da un elettorato in parte frastagliato ed in parte disinteressato dai giochini politici da campagna elettorale.

Le difficoltà tedesche vanno osservate con grande attenzione: dal futuro esito dell’appello di Steinmeier si potrebbe ricavare una riflessione sullo spettro di una ingovernabilità che al momento pervade l’assetto istituzionale nostrano. E può forse insegnare alla Sinistra “qualcosa”. Un qualcosa grande quanto l’importanza di non lasciare il Paese senza un vincitore certo o con larghe coalizioni potenzialmente incompatibili. Non è forse ciò che Bersani&Co. avrebbero sempre voluto scongiurare, evitando inciuci con la destra del ‘diavolo’?

Quale sia il sistema elettorale di un Paese, allearsi sulla base di un programma condiviso ed in anticipo chiarirebbe quantomeno all’elettorato quali siano le scelte degli stessi partiti politici. Farlo dopo le elezioni non rappresenterebbe che l’ennesimo inganno, oltre che la riesumazione di sinistre da due o tre per cento. Perché poi, a quel punto, per dirla alla Lindner, “è meglio non governare che governare male”.

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